ARTICOLI SUI ROSACROCE ED I LORO MISTERI

giovedì 16 aprile 2009

AGRIPPA VON NETTESHEIM E PARACELSO

AGRIPPA VON NETTESHEIM E PARACELSO


L'Umanesimo, di cui è fuori discussione che la gestazione ebbe luogo sostanzialmente in Italia, dilagò anche in Europa. Le istanze esoteriche di cui era portatore furono accostate dal dotto tedesco Heinrich Cornelius Agrippa von Nettesheim (1486-1535), che due anni prima della morte pubblicò il De occulta philosophia ("La filosofia occulta").
L'opera è densa di riferimenti agili scritti ermetici e alla Cabala.
Il sapere magico, considerato la suprema delle dottrine, è inteso come quello in grado di includere la fisica e la medicina (conoscenza del mondo elementare, in una concezione gerarchica dell'universo di cui rappresenta il livello inferiore), la matematica e l'astrologia (conoscenza del mondo celeste o astrale, sovrastante quello elementare o terrestre), infine la teologia (conoscenza del mondo angelico o intellettuale, il più elevato dell'universo, attraverso il quale è possibile accedere all'intelligenza o virtù superiore divina).
Ognuno dei due mondi riceve influssi da quello superiore. La suprema virtù divina, per tramite delle virtù angeliche, trapassa al mondo intellettuale, da questo agli astri e infine dal cielo alla terra.
Lo scopo della magia è quello di compiere il percorso inverso. Essa consente anche di sfuggire al determinismo astrologico, perché il mago, come acquisisce il potere di controllare e dominare le forze naturali, può agire nello stesso senso anche sugli influssi delle stelle.
Agrippa distinse anche un uso buono e lecito della magia, per il quale è indispensabile una solida preparazione religiosa (il giusto fine è infatti quello di raggiungere il mondo angelico), da un uso perverso, finalizzato all'acquisizione di potere personale, come accade nella stregoneria. Spirito irrequieto, Agrippa girò in lungo e in largo per l'Europa. Visse in Spagna dove era facile recuperare testi esoterici orientali, in Italia (a Pavia si laureò in legge e medicina) e in Francia. Sembra che a Parigi dove si addottorò in teologia, Agrippa diede vita a una cerchia che si proponeva la riforma spirituale del mondo, oltre che la mutua assistenza tra gli adepti.
Emerge così un aspetto importante della cultura rinascimentale: la presenza di una forte aspirazione al rinnovamento religioso che dilagata oltre le barriere della ricerca individuale o di èlites esoteriche, avrebbe più tardi preso corpo nei movimenti protestanti.
L'Ermetismo rinascimentale conferì anche una ripresa vitalistica all'alchimia, che era d'altra parte il tema di alcuni trattati del Corpus hermeticum.
Forse il maggiore esponente della nuova alchimia fu Paracelso, al secolo Teophrast Bombast von Hohenheim (1493-1541), un bizzarro medico bavarese di origini aristocratiche che, dopo aver viaggiato anche lui come Agrippa in tutta Europa, visse gli ultimi mesi della sua vita sotto la protezione del principe-arcivescovo di Salisburgo. Eppure pur perseguendo conoscenze esoteriche Paracelso assegnava, come Leonardo, una grande importanza all'esperienza. Nella pratica medica infatti riteneva preziose le conoscenze acquisite dalla medicina popolare e sosteneva che «chi vuole conoscere molte malattie deve viaggiare molto».
Fra l'altro sosteneva di aver messo a punto un elisir a base di oro potabile e di avere creato un homunculus, vale a dire l'uomo artificiale [forse un'allegoria della cosiddetta "Pietra filosofale", il cui Possesso e per gli alchimisti determinante per la realizzazione della Grande Opera). Fra le varie teorie esoteriche sostenute da Paracelso, una in particolare sarà ripresa nei manifesti rosacrociani: la fine dell' epoca della razionalità e il ritorno al regno dello spirito, alla Notte dei sensi. Nel suo trattato La Prognostication scrive: «Ci sarà un rinnovamento e una trasformazione che ci renderà come bambini che non sanno nulla dell'esperienza e dell'astuzia dei vecchi [ ... ]. Chi sarà tranquillo come un bambino vivrà felice, infatti il sapere umano genera solo inquietudine e sofferenza».
E infatti è attraverso la sofferenza del sapere che si raggiungerà l'oblio, il vuoto dell'illuminato, e chi nascerà dopo sarà puro e semplice come un bambino. Del resto in molti testi esoterici vengono riportate le parole di Cristo: «In verità io vi dico che chiunque non avrà ricevuto il regno di Dio come un piccolo fanciullo, non entrerà punto in esso» (dal Vangelo di san Marco).
Ma come per arrivare nel regno di Dio bisogna affrontare la morte, così per vivere qui, sulla Terra, il regno dello Spirito è necessario fare finire prima quello attuale imperfetto: Paracelso, seguendo il tracciato di mistici venuti prima di lui (fra cui è doveroso ricordare Gioacchino da Fiore che ebbe una vita molto simile a quella di Cristian Rosencreutz raccontata nelle Nozze chimiche, annuncia prove apocalittiche, penitenze e mortificazioni per prepararsi all'avvento della nuova era. Tutto ciò sarà ripreso dai "manifesti" dei Rosa-Croce: creare un movimento di giusti che, in mezzo a cambiamenti epocali, si prepareranno per una necessaria riforma sociale e spirituale.
Secondo F.A. Yates (L'illuminismo dei Rose-Croce) «la fase più tarda della tradizione ermetica, in cui l'alchimia e la medicina di Paracelso si mescolano con altri elementi, può essere definita approssimativamente "fase rosacrociana"». E precisa: «Per parte mia, uso il termine "rosacrociano' per un certo modo di pensare che è riconoscibile storicamente, senza sollevare il problema se i pensatori di tipo rosacrociano appartenessero a una società segreta».

Agrippa e l'alchimista
Agrippa, a causa delle sue dottrine "cabalistiche"non precisamente in linea con la posizione ufficiale della Chiesa, ebbe una vita travagliata, sempre sotto gli occhi inquisitori del Papato. Quando poi la sua benefaricce e protettrice Margherita d'Austria morì, si rirtrovò solo e in miseria (tanto da finire in carcere).Fu probabilmente questa sua triste situazione che gli ispirò l'amaro ritratto dell'alchimista che appare nel suo ultimo libro, De incertitudine et vanitate scientiarum, in qui critica tutte le scienze del suo tempo ritenedole assurde e piene di vanità: «Quando attende la ricompensa del suo lavoro,ossia l'oro,la giovinezza e l'immortalità, dopo tutto il tempo impiegato e gli sforzi compiuti, ormai vecchio,stracciato, ricco soltanto di miserie e ridotto in condizioni tali da vendere la propria anima per quattro soldi, finisce con cadere in disgrazia ed essere accusato di falsificare il denaro».

http://www.parodos.it/rossacroceagrippa.htm

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